In copertina c’è il volto di un giovane. Bello, un angelo bruno dai lineamenti perfetti. La piega delle labbra tradisce un fondo di malinconia, gli occhi neri, profondi, guardano un punto lontano. Quel ragazzo è Don Lorenzo Milani al quale Eraldo Affinati – scrittore e insegnante – ha dedicato quest’opera. Un libro che è frutto di un viaggio nei luoghi della vita di Don Milani: dalla Firenze che l’ha visto nascere fino a Barbiana, in Mugello.
Su Don Milani è stato scritto molto, un personaggio discusso, amato e contestato, ma il pregio di questo libro – che si legge come un romanzo – è che a distanza di cinquant’anni dalla morte del sacerdote, ci pone degli interrogativi: cosa ne è stato di quella grande rivoluzione che ha portato tra gli ultimi il senso della conoscenza quale potente strumento di evoluzione e riscatto?
“…. Don Milani, come lo tocchi, ti bruci. La sua esistenza assomiglia a un materiale incandescente. Così abbiamo lasciato che a parlare di lui siano i politici, gli eruditi, i polemisti, chi non lo conosce, chi lo fraintende, o peggio ancora, che li beatifica: gli incensatori. D’altro canto le mezze misure non sembrano funzionare con Don Lorenzo: o lo attacchi, o lo difendi, o lo insulti, o lo innalzi sull’altare”
Affinati è andato a cercare le tracce di Don Milani altrove, in paesi lontani, nelle scuole improvvisate di villaggi africani, nelle periferie di Berlino, a Città del Messico dove Ramiro, un giovane sacerdote, si dedica al recupero dei ninos de rua, i ragazzi difficili. Don Milani sta lì, in coloro che hanno scelto la scuola, per insegnare a non essere schiavi e vivere con dignità.
E noi? Vale la pena rivolgere lo sguardo al passato? Alla lezione di Lettera e una professoressa? A quell’uomo che ha visto ben oltre il suo tempo, pagandone il prezzo? Ho scelto di affidare la risposta alle parole del libro
“… il lettore capirà quante domande dobbiamo ancora rivolgere alla famosa professoressa. Oggi i ragazzi di Barbiana vengono dall’Afghanistan, dalla Nigeria, dal mondo slavo. Hanno alle spalle detriti, macerie e relitti, eppure quando ridono sembrano dimenticare tutto. L’esempio di Barbiana torna a imporsi in chiave multiculturale per favorire una vera integrazione che dovrebbe combattere anche la fragilità degli adolescenti italiani spesso inebriati dai miti del successo, della bellezza, della sanità. Del resto la presenza dei giovani migranti rende ancora più incandescente la questione sollevata dal priore con radicalità ben superiore alla semplice promessa politica: l’uguaglianza delle posizioni di partenza. Soltanto se non smetteremo di sentire come una spina dolorosa questo problema irrisolto potremo dire a noi stessi di non aver tradito lo spirito di Don Milani.”
Ecco che allora quell’angelo bruno e bello in copertina sempre dirti: non ti innamorare di me, innamorati di ciò che ho fatto.
L'intervista a Eraldo Affinati si può leggere a questo link http://www.youbookers.it/articolo/2016-06-29/Un-Libro-in-3D-10