Guardo l’orologio. L’una e trenta. Di notte.
Ho finito di leggere “Collezioni di cielo” di Pasquale Allegro, giornalista e scrittore lametino. Provo una sorta di beata pacificazione, nel silenzio di questa notte. Ogni libro reca la sua dimensione ed è questo il bello della lettura. Stanotte è così.
Quello di Pasquale Allegro è un libro che si può leggere d’un fiato o, al contrario, centellinare. Se dovessi dare un suggerimento opterei per quest’ultimo: leggi qualche pagina, ogni tanto ti fermi, appoggi il libro aperto sulle gambe e lasci che l’ultima immagine si dilati nella mente in un processo di assorbimento lento. Un pezzetto di cielo per volta.
È un romanzo che parla d’amore, di scelte, di responsabilità, di necessità di lasciare il luogo dove si è nati per trovare realizzazione altrove.
C’è l’amore per una donna: “quando penso all’amore che provo per te, amo pure queste pareti che mi separano da fuori, perché fuori sei soprattutto tu”.
L’amore per il figlio appena nato e nel contempo l’ammissione naturale della propria inadeguatezza, perché non si è mai abbastanza pronti ad affrontare la responsabilità di una nuova vita, è solo che è naturale, e questo è tutto: “Un bambino che deve nascere si prepara a far parte della storia di un amore che vince il tempo, e non ha niente a che vedere con la somma delle proprie certezze; diventa padre anche un uomo che sa così poco di se stesso.”
Ma c’è anche l’inquietudine e la fragilità, la ricerca di un altrove che forse, alla fine, altro non è che il luogo che ci riconosce: “sono io la causa di questa distanza, cerco un appuntamento con una parte nuova di questo azzurro disteso sopra le nostre teste. Vorrei fargli domande immense quanto semplici….. E’ la cosa che mi tormenta di più: essere sentinella di un cielo che non mi appartiene.”
C’è, infine, la dichiarata passione per la scrittura, che in questo romanzo è simile a un frutto da assaporare: “vuoi sapere se continuerò a scrivere fino alla fine dei miei giorni non è così? Che a un certo punto della mia vita io abbia imboccato un cielo sbagliato forse? E allora io scrivo, perché mi viene così naturale quando ci sono delle motivazioni così forti a spingermi.”
Una lingua poetica, dolce senza mai essere stucchevole. E mi piace (molto) poter dire questo della scrittura di un uomo. È pregiudizio diffuso che misura, poesia, dolcezza appartengano per definizione alla scrittura femminile come se delicatezza o brutalità siano categorie di genere. Niente di più falso.
Pasquale Allegro è un uomo ed è giovane. Con questa sua prima prova ha realizzato un’opera che non ci insegue con una trama classicamente intesa, piuttosto suggerisce, con discrezione. E anche per questo, per lo meno io, la considero una prova ancor più coraggiosa.
Frammento dopo frammento i pezzetti di cielo si saldano l’uno all’altro: “non finirò mai di ripeterti che viviamo tutti sotto lo stesso cielo. Io lo credo ancora. Per questo vorrei tornare a ridipingere le mie ore sotto il soffitto di stelle che sovrasta i silenzi del nostro piccolo paese. La luna è un sorriso stasera. E mentre contempli il suo ghigno benevolo, non fai altro che condividere con me la stessa finestra sul cielo.”
Bentornata poesia, titola un capitolo l’autore.
Bentornata poesia, ho pensato io chiudendo il libro.
Benvenuto Pasquale.
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Collezioni di cielo, Pasquale Allegro, Gigliotti Editore, 10,00 euro